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05-04-2018  | Link https://www.huffingtonpost.it/2018/04/05/tim-vola-in-borsa-in-attesa-di-cdp-spin-e-contro-spin-la-cassa-non-e-a-sostegno-di-elliott-possono-esserci-convergenze_a_23403916/ Invia Invia mail ad un amico Stampa Stampa

I francesi di Vivendi fanno buon viso a cattivo gioco: "Cdp benvenuta, non è mossa ostile"

Tim vola in Borsa nel giorno in cui il consiglio d'amministrazione di Cassa depositi e prestiti delibera l'acquisto di una quota della compagnia telefonica fino al 5 per cento. Seduta brillante a Piazza Affari, dove il titolo chiude a +5,2 per cento.

Il cda di Cdp ha deliberato l'ingresso della società, con una prospettiva di lungo periodo, nel capitale di Tim. "Tale ingresso", spiega una nota, "condurrà alla progressiva acquisizione di una partecipazione finanziaria di minoranza, non superiore al 5% delle azioni ordinarie".

Nella stessa nota, la Cassa spiega il perché dell'entrata nell'azionariato di Tim. "Tale investimento rientra nella missione istituzionale di Cdp a supporto delle infrastrutture strategiche nazionali e vuole rappresentare un sostegno al percorso di sviluppo e di creazione di valore, avviato dalla società in un settore di primario interesse per il Paese". "L'operazione - si precisa - è coerente con i criteri di sostenibilità economico-finanziaria che caratterizzano tutte le iniziative di Cdp".

Sulla mossa del braccio finanziario del Tesoro, intanto, si scatenano spin e contro-spin, che leggono in modo opposto l'arrivo della Cassa.

Alcune fonti finanziarie, contattate dall'Agi, sottolineano come l'ingresso di Cdp in Tim "non è in soccorso di Elliott", il fondo americano che si sta facendo largo e che ha chiesto la sostituzione di sei consiglieri in quota Vivendi, primo azionista di Tim. Le fonti liquidano come "ridicola" l'ipotesi che un soggetto di carattere pubblico come la Cdp "vada in supporto di un investitore privato" come Elliott. Del resto, fanno notare le fonti, ci sono differenze "abissali" tra un "investitore finanziario privato" come Elliott e la Cdp, che invece "è un investitore finanziario pubblico", per cui hanno "ruoli e caratteristiche distanti tra di loro", anche se "era chiaro che si sarebbe creato un consenso abbastanza diffuso sulle finalità dell'iniziativa di Elliott".

Altre fonti, invece, contattate sempre dall'Agi, parlano di una prospettiva di "convergenza" tra Cdp e il fondo statunitense. Una convergenza che si verrebbe a creare "di fatto per interessi e visioni comuni" tra un soggetto a carattere pubblico come la Cdp e "un investitore privato attivista come Elliott che investe in Telecom dal 1999 e che vuole solo che la società sia gestita in modo indipendente e più rispettosa del mercato".

Vivendi, dal canto suo, prova a parare i colpi e fa buon viso a cattivo gioco. "Ogni azionista è benvenuto se porta valore aggiunto e l'ingresso della Cdp non viene considerato un'operazione ostile anche perché se lo fosse sarebbe un messaggio negativo per tutti gli investitori stranieri che investono sull'Italia". È questa, secondo quanto fanno notare fonti finanziarie, la posizione dei francesi.

Francesi che intanto si portano avanti e presentano la lista per il cda di Tim in vista dell'assemblea del 4 maggio. La rosa di dieci candidati sarà guidata dal ceo Amos Genish che, si legge in una nota del gruppo francese, "ha il pieno supporto di Vivendi sull'implementazione del piano industriale" che è stato "votato all'unanimità dal Cda". Arnaud de Puyfontaine, sarà proposto per il ruolo di presidente non esecutivo mentre Franco Bernabè sarà vice presidente con delega sulla sicurezza.

"Con la presentazione della lista per il board di Tim "abbiamo ascoltato attentamente le opinioni degli azionisti e degli altri stakeholder chiave. Abbiamo apportato dei cambiamenti per rafforzare le competenze tecniche del Board e per attingere ad un più ampio ventaglio di competenze e pareri", ha dichiarato de Puyfontaine, attuale ceo di Vivendi.

Chi guarda positivamente all'ingresso di Cdp in casa Tim è Asati, l'associazione dei piccoli azionisti di Tim. "È un fatto evidente - si legge in un comunicato - che la partecipazione dello Stato nell'azionariato di Tim avrebbe bilanciato positivamente lo strapotere di Telefonica nel recente passato e oggi, nel mezzo della disputa sulla 'governance' di Vivendi, la Cdp può costruire quel passaggio che definiamo imprescindibile, per ripartire nell'interesse di tutti gli azionisti e per il nostro Paese". "Il nostro auspicio - prosegue la nota - è quello che già in occasione della prossima assemblea del 24 aprile si possa costituire un fronte comune per rinnovare la governance e per ridare a Tim una prospettiva di crescita solida e duratura".

La Cida, la Confederazione dei dirigenti e altre professionalità pubbliche e private, è dello stesso parere. "L'ingresso di Cassa Depositi e Prestiti nell'azionariato di Tim, se verrà confermato, è sicuramente una buona notizia perché recupera al sistema-Paese un asset strategico qual è la rete di telecomunicazioni", afferma il presidente Giorgio Ambrogini.

Bruxelles: "Cdp libera di fare investimenti a condizioni di mercato"

Nulla osta della Commissione Ue alla eventualità di un ingresso della Cassa Depositi e Prestiti nel capitale di Tim. Secondo quanto si apprende a Bruxelles, la Commissione europea non considera problematica sotto il profilo delle regole sugli aiuti di Stato e sulla libera circolazione dei capitali l'acquisizione da parte di Cassa Depositi e Prestiti di una quota di Tim.

"Abbiamo visto le notizie di stampa a riguardo - ha detto un portavoce della Commissione - e non abbiamo commenti particolari". Allo stato attuale dunque, l'esecutivo comunitario non considera di dovere essere coinvolto nell'operazione. A quanto si apprende, la Commissione ritiene che gli Stati membri, o le entità pubbliche come Cdp, siano liberi di fare investimenti a condizioni di mercato in società private, dal momento che il trattato è neutrale rispetto alla proprietà pubblica o privata delle imprese. Quanto all'ipotesi che l'ingresso di Cdp nel capitale del gruppo di Tlc possa essere una mossa per limitare i margini di manovra dei francesi di Vivendi, le stesse fonti non entrano nel merito e ribadiscono che un investimento di natura finanziaria rientra nelle possibilità di Cdp e dunque non viola le regole Ue.

   
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